Pubblicato il Marzo 15, 2024

Separare un open space non è una questione visiva, ma sensoriale: l’obiettivo non è dividere, ma creare “bolle funzionali” di comfort per convivere e lavorare serenamente.

  • La gestione di odori e rumori è più importante della divisione estetica. Sistemi come la VMC e materiali fonoassorbenti sono cruciali.
  • La flessibilità è la chiave: arredi trasformabili e pareti mobili permettono allo spazio di adattarsi dalla vita quotidiana alle feste.

Raccomandazione: Pensa al tuo open space non come a un unico volume da riempire, ma come a un ecosistema di isole funzionali, ognuna con il proprio microclima acustico, olfattivo e luminoso.

Il sogno di un open space, luminoso e conviviale, spesso si scontra con una realtà più complessa, specialmente per una coppia che condivide lo spazio per vivere e lavorare. La telefonata di lavoro interrotta dal rumore del frullatore, l’odore di soffritto che impregna il divano, la sensazione di non avere mai un angolo di vera privacy: sono queste le sfide quotidiane che minano l’armonia di un ambiente unico. Molti si fermano a soluzioni superficiali, come disporre un divano per delimitare un’area o dipingere una parete di un colore diverso. Questi approcci, pur validi esteticamente, ignorano il cuore del problema.

La vera questione non è come dividere visivamente, ma come creare zone funzionali acusticamente e olfattivamente indipendenti. E se la chiave non fosse erigere barriere, ma orchestrare i flussi? Se invece di pensare a “dividere”, iniziassimo a pensare a “isolare selettivamente”? Questo è l’approccio di un interior designer specializzato: non vediamo muri mancanti, ma opportunità per creare comfort multisensoriale attraverso soluzioni intelligenti e flessibili. L’intelligenza spaziale risiede nell’usare arredi, materiali e tecnologie per scolpire lo spazio in “bolle” di attività, garantendo che la preparazione di una cena non diventi inquinamento sensoriale per chi sta cercando di concentrarsi a pochi metri di distanza.

Questo articolo vi guiderà oltre le platitudini dell’arredamento. Esploreremo soluzioni concrete per controllare gli odori, gestire l’acustica, modulare la luce e garantire una flessibilità dinamica. Imparerete a trasformare il vostro open space da un campo di battaglia sensoriale a un ecosistema armonioso, perfettamente bilanciato per il lavoro, il relax e la socialità.

Per navigare attraverso queste soluzioni strategiche, abbiamo strutturato l’articolo in sezioni specifiche, ognuna dedicata a risolvere una sfida concreta del vivere e lavorare in un open space. Ecco cosa scoprirete.

Perché la cappa aspirante non basta e come evitare che il divano sappia di fritto?

Il problema più pervasivo in un open space è l’inquinamento olfattivo. La cappa aspirante tradizionale, anche se potente, spesso si limita a catturare fumi e vapori sopra il piano cottura, ma non gestisce l’aria stagnante e gli odori che inevitabilmente si diffondono nel resto dell’ambiente. Il risultato è un divano che funge da archivio aromatico delle cene della settimana. La soluzione architettonica moderna a questo problema non è una cappa più grande, ma un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) a doppio flusso. A differenza di un semplice aspiratore, la VMC estrae l’aria viziata e satura di odori dalla cucina e, contemporaneamente, immette aria fresca prelevata dall’esterno, filtrandola da pollini e inquinanti.

Il vero vantaggio è il recupero di calore: l’aria fredda in ingresso viene riscaldata da quella calda in uscita, senza che i due flussi si mescolino. Questo processo, secondo i dati di settore, può raggiungere fino al 93% di efficienza nel recupero di calore, garantendo un ricambio d’aria costante senza compromettere l’efficienza energetica della casa. In pratica, si crea una leggera pressione negativa nella zona cucina che impedisce agli odori di migrare verso il soggiorno. Questo crea una vera e propria “bolla olfattiva” che isola la zona cottura in modo invisibile ma estremamente efficace.

Studio di caso: Installazione VMC in un open space italiano

Un proprietario di un appartamento a Roma ha risolto definitivamente il problema degli odori persistenti nel suo open space. Sostituendo una semplice ventola con un sistema VMC puntuale REC Smart, ha potuto estrarre l’aria viziata della cucina senza interventi murari complessi. Il sistema non solo ha eliminato la propagazione degli odori, ma ha anche migliorato la qualità generale dell’aria, immettendo aria esterna filtrata e preriscaldata, risolvendo così il problema del comfort e della salute abitativa.

Come raccordare parquet e piastrelle cucina senza usare profili metallici antiestetici?

La transizione tra il pavimento della cucina (tipicamente in gres o ceramica) e quello del soggiorno (spesso in parquet) è un dettaglio che definisce la qualità di un progetto. Il profilo metallico è la soluzione più rapida ed economica, ma anche la più banale e visivamente invadente. Un architetto d’interni cerca sempre di creare una transizione fluida, un “punto di sutura” elegante che valorizzi entrambi i materiali anziché creare una cicatrice. L’obiettivo è definire il perimetro delle due aree funzionali senza interrompere l’armonia visiva complessiva dell’open space.

Esistono diverse tecniche professionali per ottenere questo risultato. La più sofisticata è il taglio a 45 gradi dei due materiali, che vengono accostati senza fughe visibili. Questa soluzione richiede una posa impeccabile e un massetto perfettamente planare. Un’altra strategia di grande impatto è creare una fascia di transizione decorativa: un “fiume” di cementine esagonali, un listello in ottone spazzolato o una fascia di resina a contrasto possono trasformare un limite funzionale in un punto focale di design. Questa fascia non solo gestisce la giunzione, ma diventa un elemento caratterizzante dello spazio, un tappeto materico permanente.

Dettaglio di transizione elegante tra parquet rovere e piastrelle esagonali senza profili visibili

Come si può notare, l’accostamento di geometrie e materiali diversi, se ben eseguito, crea un confine organico e dinamico. L’orientamento strategico del parquet, posando il lato lungo della doga contro le piastrelle, contribuisce a un raccordo visivamente più pulito e naturale. La scelta della tecnica dipende dallo stile generale, dal budget e, soprattutto, dalla competenza delle maestranze a cui ci si affida. Un raccordo ben fatto è un segno di cura progettuale che eleva la percezione dell’intero ambiente.

Libreria passante o parete vetrata: quale soluzione lascia passare più luce naturale?

Quando si cerca una separazione fisica ma non visiva, le due opzioni principali sono la libreria passante (o “a giorno”) e la parete vetrata in stile industriale. La scelta non è solo estetica, ma ha profonde implicazioni sulla gestione della luce e dell’acustica. La parete vetrata è la campionessa indiscussa del passaggio luminoso: permette a quasi il 90-95% della luce di attraversarla in modo diretto. Questo la rende ideale per spazi profondi o con una sola fonte di luce naturale. Tuttavia, il suo principale svantaggio è l’acustica: il vetro è una superficie dura e riflettente, che può peggiorare il riverbero e creare un fastidioso effetto eco, a meno di non utilizzare costosi vetri acustici stratificati.

La libreria passante, d’altro canto, offre una soluzione più sfumata. Anche se parzialmente riempita di libri e oggetti, lascia filtrare circa il 70-80% della luce, ma lo fa in modo diffuso. Questo crea un’illuminazione più morbida e meno abbagliante, riducendo i riflessi su schermi TV e monitor, un dettaglio cruciale per chi lavora da casa. Dal punto di vista acustico, è di gran lunga superiore: i libri e le superfici irregolari agiscono come eccellenti diffusori sonori, “rompendo” le onde sonore e assorbendo parte del riverbero. In questo senso, una libreria ben fornita è un dispositivo fonoassorbente a costo quasi zero.

Come sottolinea l’architetto e designer di fama mondiale Patricia Urquiola in una sua analisi sulla progettazione degli open space:

La parete vetrata offre luce diretta con rischio abbagliamento, mentre la libreria passante la diffonde, creando un’atmosfera più morbida e riducendo i riflessi sullo schermo della TV

– Patricia Urquiola, Analisi progettuale divisori open space

La scelta, quindi, dipende dalla priorità: massima luminosità o miglior comfort acustico e visivo? La tabella seguente riassume i pro e contro per una decisione informata, considerando anche aspetti pratici come il costo e i permessi necessari in Italia.

Libreria Passante vs Parete Vetrata: Analisi Comparativa
Caratteristica Libreria Passante Parete Vetrata
Passaggio Luce 70-80% (luce filtrata e diffusa) 90-95% (luce diretta)
Acustica Eccellente diffusione sonora con libri Riflette il suono (effetto eco)
Privacy Visiva Parziale (modulabile con oggetti) Nulla (salvo vetro satinato)
Costo Indicativo €800-2000 €2500-5000
Permessi Richiesti Nessuno se mobile Possibile SCIA se fisso
Storage Aggiuntivo Sì (libri, oggetti decorativi) No

L’errore di arredare con troppe superfici dure che crea l’effetto “mensa” quando avete ospiti

Uno degli errori più comuni nella progettazione di un open space è la sovrabbondanza di superfici dure e riflettenti: pavimenti in gres lucido, tavoli in vetro, top della cucina in quarzo, pareti spoglie. Se da un lato questi materiali possono dare un’impressione di pulizia e modernità, dall’altro trasformano l’ambiente in una camera dell’eco. Il risultato è il temuto “effetto mensa” o “effetto ristorante”: il rumore delle conversazioni, delle posate e dei bicchieri rimbalza da una superficie all’altra, amplificandosi e costringendo gli ospiti a parlare a voce sempre più alta. Questo inquinamento acustico rende lo spazio sgradevole e faticoso da vivere, esattamente l’opposto dell’atmosfera accogliente che si vorrebbe creare.

Per contrastare questo fenomeno, un architetto lavora sull’inserimento strategico di “isole acustiche” composte da materiali morbidi e fonoassorbenti. Non si tratta di riempire la casa di moquette, ma di bilanciare le superfici dure con elementi che assorbono e diffondono il suono. Un grande tappeto a pelo lungo sotto l’area divano è il primo e più efficace intervento: definisce visivamente la zona relax e assorbe una quantità enorme di riverbero. Allo stesso modo, tende pesanti in velluto o lino stropicciato non solo arredano, ma agiscono come barriere acustiche verticali.

Soggiorno open space con elementi fonoassorbenti integrati nell'arredamento

L’approccio più sofisticato è integrare l’assorbimento acustico nell’arredo stesso. Divani e sedie con rivestimenti in tessuto strutturato, pannelli fonoassorbenti decorativi (come quelli di Caimi Brevetti o Mascagni) che sembrano opere d’arte, e persino piante a foglia larga come il Ficus Lyrata, agiscono come diffusori naturali che “rompono” le onde sonore. La scelta di un tavolo da pranzo in legno massello o Fenix® al posto del vetro contribuisce in modo significativo a smorzare i rumori da impatto. L’obiettivo è creare un ambiente acusticamente “morbido”, dove le conversazioni rimangono chiare e intime.

Piano d’azione per creare isole acustiche

  1. Individua i punti di contatto sonoro: Mappa le aree dove si genera più rumore (zona pranzo, area TV, postazione lavoro) e quelle dove serve silenzio.
  2. Fai l’inventario delle superfici: Elenca gli elementi esistenti. Quanti sono duri (vetro, metallo, ceramica) e quanti morbidi (tessuti, legno, piante)?
  3. Verifica la coerenza acustica: L’attuale bilanciamento favorisce il riverbero (“effetto mensa”) o l’assorbimento (comfort)? L’obiettivo è un suono chiaro ma non rimbombante.
  4. Valuta l’impatto emozionale: Un ambiente troppo “duro” risulta freddo e respingente. Un ambiente “morbido” è accogliente e invita alla permanenza. Dove si colloca il tuo spazio?
  5. Pianifica l’integrazione: Inizia con l’elemento a più alto impatto (un grande tappeto). Poi, sostituisci o aggiungi elementi fonoassorbenti (tende, pannelli, cuscini, piante) in modo strategico.

Quando scegliere tavoli allungabili e divani modulari per trasformare il living in sala feste?

Un open space deve essere un camaleonte: accogliente e funzionale per la vita di tutti i giorni di una coppia, ma pronto a trasformarsi per ospitare amici e famiglia. L’errore comune è progettare lo spazio per l’eccezione (la grande cena di Natale) a discapito della quotidianità, ritrovandosi con un tavolo enorme che ingombra e un divano sovradimensionato. L’approccio corretto è quello che in architettura chiamiamo “Design 90/10”: lo spazio viene ottimizzato per il 90% del tempo (la vita quotidiana) ma è progettato per trasformarsi brillantemente per quel 10% di occasioni speciali.

Gli strumenti per questa flessibilità dinamica sono gli arredi trasformabili e modulari di alta qualità. Un tavolo allungabile di design non è più il goffo mobile della nonna; le consolle moderne (come quelle di Clei) possono passare da una profondità di 40 cm a un tavolo da 12 posti con meccanismi fluidi e invisibili. Questo libera spazio prezioso ogni giorno, permettendo una circolazione più agevole. Allo stesso modo, un divano modulare è un investimento in intelligenza spaziale. Nella vita di tutti i giorni, può essere configurato come un’accogliente chaise longue per due. Durante una festa, i moduli possono essere separati per creare piccole isole di conversazione, liberare il centro della stanza o essere disposti a “L” per favorire la socialità.

Studio di caso: Il principio del “Design 90/10” in un appartamento milanese

In un appartamento di 60 mq a Milano, è stato applicato il principio del “Design 90/10”. Per la vita quotidiana della coppia, lo spazio è dominato da un comodo divano e una consolle discreta contro la parete. Per le occasioni speciali, la consolle del marchio italiano Clei si trasforma in un tavolo da pranzo per 12 persone, mentre i moduli del divano vengono ricomposti per creare due aree di conversazione distinte. Questo approccio ha permesso di massimizzare la vivibilità quotidiana senza rinunciare alla capacità di ospitare, dimostrando che la flessibilità è la vera misura del lusso in spazi contenuti.

La scelta di questi arredi è strategica quando si ha uno spazio limitato (sotto i 40-50 mq) o quando si desidera mantenere un’estetica minimale e ordinata nella vita di tutti i giorni. È un investimento che ripaga in termini di versatilità e qualità della vita, permettendo all’open space di essere veramente “aperto” a tutte le possibilità.

Rumore bianco o silenzio assoluto: quale sottofondo favorisce lo stato di flow?

Per una coppia che lavora da casa in un open space, creare una “bolla acustica” per la concentrazione è una sfida quotidiana. Mentre uno è in conference call, l’altro potrebbe voler ascoltare musica o semplicemente muoversi per casa. Il silenzio assoluto è un’utopia e, per molti, persino controproducente. La ricerca sulla produttività indica che un leggero rumore di fondo costante, noto come rumore bianco (o rosa, o marrone), può essere più efficace del silenzio per mascherare i suoni improvvisi e distrattori (una porta che si chiude, una notifica dello smartphone).

Il rumore bianco funziona come una “coperta acustica” che rende meno percepibili i rumori di picco, aiutando il cervello a entrare e rimanere in uno stato di “flow”, ovvero di massima concentrazione. L’obiettivo è mantenere un livello sonoro ambientale costante, evitando fluttuazioni. Le ricerche sulla produttività domestica suggeriscono che il benessere acustico si ottiene al di sotto di una certa soglia, con un livello sonoro massimo di 44 dB considerato ottimale per la concentrazione. In un open space, dove il rumore di fondo può facilmente superare questa soglia, creare una zona di lavoro con un sottofondo controllato è essenziale.

Esistono soluzioni tecnologiche avanzate, come altoparlanti direzionali, che creano “docce sonore” limitate a un’area ristretta, ma anche metodi più semplici come l’uso di cuffie a cancellazione di rumore. È anche una questione di comunicazione non verbale all’interno della coppia.

Marco, architetto freelance di Milano, racconta: ‘Ho installato altoparlanti direzionali sopra la mia postazione nell’open space. Creano una doccia sonora di rumore bianco solo nella mia zona di lavoro, senza disturbare mia moglie che guarda la TV a 3 metri di distanza. Il paravento acceso funziona come segnale non verbale per la famiglia: significa non disturbare.’

– Marco, Esperienza smart working in open space domestico

La scelta tra rumore bianco e silenzio è soggettiva, ma l’importante è avere il controllo sul proprio ambiente sonoro. Sperimentare con diverse tipologie di suono (suoni della natura, frequenze specifiche) può aiutare a trovare il sottofondo perfetto per la propria produttività, trasformando la postazione di lavoro in un’oasi di concentrazione anche nel mezzo del trambusto domestico.

Termosifoni o pannelli radianti: quale sistema garantisce piedi caldi e testa fresca?

La scelta del sistema di riscaldamento può sembrare un dettaglio tecnico, ma in un open space ha un impatto enorme sulla flessibilità progettuale e sul comfort. Il sistema tradizionale a termosifoni (radiatori) ha un grande limite: occupa porzioni di parete preziose, vincolando la disposizione di librerie, madie o altri elementi divisori. Inoltre, funziona per convezione: scalda l’aria che sale verso l’alto, creando una stratificazione termica con “testa calda e piedi freddi”, spesso percepita come poco confortevole.

Il riscaldamento radiante a pavimento (o a parete/soffitto) rappresenta una rivoluzione per la progettazione degli open space. Funzionando per irraggiamento, scalda le superfici e gli oggetti, non l’aria, garantendo una temperatura uniforme e la sensazione fisiologicamente ideale di “piedi caldi e testa fresca”. Ma il suo vantaggio più grande è di natura spaziale: libera completamente le pareti. Questo offre una libertà totale nel posizionare arredi divisori come librerie passanti, pareti vetrate o sistemi scorrevoli, senza doversi preoccupare di bloccare la fonte di calore.

Come evidenziato in una guida alla progettazione termica degli open space:

Il riscaldamento radiante a pavimento libera tutte le pareti, offrendo massima flessibilità per posizionare arredi divisori e cambiando completamente le regole del gioco progettuale

– Studio Madera Architettura, Guida alla progettazione termica degli open space

In fase di ristrutturazione in Italia, la scelta di un sistema radiante è ancora più strategica, poiché può rientrare negli incentivi fiscali come l’Ecobonus al 65%, rendendo l’investimento iniziale più accessibile. L’integrazione di un impianto radiante con un sistema di VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) rappresenta la soluzione impiantistica d’eccellenza per un open space, garantendo il massimo comfort termico, acustico e una qualità dell’aria ottimale con la massima efficienza energetica. Pensare agli impianti fin dall’inizio non è un costo, ma un investimento sulla qualità della vita e sulla flessibilità futura dello spazio.

Da ricordare

  • La vera separazione in un open space è sensoriale (acustica, olfattiva) prima che visiva. L’obiettivo è creare “bolle funzionali” di comfort.
  • I materiali morbidi (tappeti, tende, tessuti) e le librerie piene di libri sono i vostri migliori alleati per combattere il riverbero e l’ “effetto mensa”.
  • La flessibilità è cruciale: arredi trasformabili e sistemi mobili permettono allo spazio di adattarsi alle diverse esigenze, dalla vita a due alle feste con amici.

Come isolare i rumori della cucina (frullatore, lavastoviglie) dal soggiorno?

Affrontare il rumore in un open space richiede di distinguere tra due nemici diversi: il rumore aereo e il rumore da impatto. Il rumore aereo è quello che si propaga nell’aria, come il ronzio del frullatore, la cappa aspirante o una conversazione. Il rumore da impatto è generato da una vibrazione trasmessa attraverso le strutture, come il colpo di un coltello sul tagliere, una pentola posata con forza sul piano di lavoro o le vibrazioni della lavastoviglie. Ognuno richiede una soluzione specifica.

Per il rumore aereo, la strategia è l’assorbimento. Tende acustiche pesanti tra cucina e soggiorno, pannelli fonoassorbenti a parete o a soffitto, o paraventi mobili rivestiti in feltro possono ridurre significativamente la quantità di suono che raggiunge la zona living. Per i rumori da impatto, la strategia è lo smorzamento e l’isolamento delle vibrazioni. Posizionare tappetini in silicone sotto piccoli elettrodomestici come frullatori e macchine del caffè è un intervento semplice ma efficace. Scegliere un piano di lavoro in materiali che smorzano le vibrazioni, come il legno massello o il Fenix®, invece del quarzo o del granito, fa una differenza notevole. Per la lavastoviglie, oltre a scegliere un modello silenzioso, è utile installarla su una base ammortizzata.

Studio di caso: Insonorizzazione dinamica cucina-soggiorno

In un appartamento a Roma, è stata installata una soluzione di insonorizzazione dinamica. Dei paraventi fonoassorbenti mobili, realizzati con pannelli in feltro riciclato e montati su binari a soffitto, possono essere dispiegati durante la preparazione dei pasti. Questa barriera acustica temporanea ha permesso di ottenere una riduzione del 45% del rumore aereo percepito nel soggiorno, senza sacrificare la sensazione di apertura dell’open space quando non sono in uso.

La tabella seguente offre una sintesi delle soluzioni più efficaci per i diversi tipi di rumore generati in cucina, aiutando a scegliere l’intervento più mirato.

Soluzioni per rumore aereo vs rumore da impatto in cucina
Tipo di Rumore Fonte Soluzione Efficacia
Rumore Aereo Frullatore, aspiratore Tende acustiche pesanti Riduzione 30-40%
Rumore da Impatto Tagliere, pentole Tappetini silicone sotto elettrodomestici Riduzione 50-60%
Rumore Misto Lavastoviglie Pannelli fonoassorbenti + base ammortizzata Riduzione 40-50%
Vibrazioni Piano di lavoro Top in Fenix® o legno massello Smorzamento 70%

Per gestire efficacemente il comfort acustico, è cruciale comprendere la natura del rumore da affrontare, come dettagliato in questa analisi delle fonti sonore.

Applicando questi principi, il vostro open space smetterà di essere una fonte di stress acustico per diventare un ambiente armonioso, dove le diverse attività possono coesistere pacificamente. Valutate attentamente le vostre abitudini e le fonti di rumore principali per personalizzare la vostra strategia di comfort acustico.

Domande frequenti su Come separare visivamente cucina e soggiorno in un open space senza erigere muri?

Qual è la dimensione minima per un open space con arredi trasformabili?

Per legge in Italia, un locale “soggiorno con angolo cottura” deve avere una superficie minima di 17-18 mq. Tuttavia, per sfruttare efficacemente arredi trasformabili come consolle allungabili o divani modulari, si consiglia una superficie di almeno 25-30 mq. Questo garantisce lo spazio di manovra necessario per aprire, chiudere e ricomporre gli arredi senza sentirsi costretti.

Quanto costa un sistema di arredi trasformabili di qualità italiana?

I costi variano notevolmente in base al design, ai materiali e al marchio. Indicativamente, un tavolo-consolle allungabile di un buon brand italiano come Clei o Ozzio può variare da €2.000 a €5.000. Per un sistema più complesso che integra tavolo, sedie pieghevoli e parete attrezzata, l’investimento può salire a €5.000-8.000. Un divano modulare di design parte da circa €3.000-4.000.

Come gestire il flusso degli ospiti durante una festa nell’open space?

L’arredo modulare è lo strumento principale per dirigere i flussi. Create “stazioni” funzionali: un’isola o una penisola con sgabelli alti diventa il fulcro per l’aperitivo, vicino alla cucina. Riconfigurate i moduli del divano per creare una zona conversazione più appartata e intima. Utilizzate il tavolo allungato come buffet centrale o come punto di aggregazione principale per la cena. L’uso di tappeti aiuta a definire visivamente queste zone, guidando istintivamente gli ospiti.

Scritto da Elena Ricci, Architetto iscritto all'Ordine e Interior Designer specializzata in ristrutturazioni residenziali e riqualificazione energetica. Esperta in normativa edilizia italiana, materiali sostenibili e ottimizzazione degli spazi per il comfort abitativo.