Pubblicato il Marzo 15, 2024

Contrariamente a quanto si pensa, la stanchezza cronica non dipende quasi mai dalla quantità di sonno, ma dalla qualità dell’assorbimento dei nutrienti.

  • Il corpo spesso non riesce ad assorbire micronutrienti chiave come il ferro vegetale, se non abbinato a specifici attivatori come la vitamina C.
  • Carenze “silenziose” di Vitamina D e Magnesio possono sabotare il metabolismo energetico cellulare (ATP), anche con una dieta apparentemente sana.

Raccomandazione: Invece di focalizzarti solo su cosa mangi, sposta l’attenzione su come abbini i cibi e sui metodi di cottura per sbloccare la vera energia presente nei tuoi pasti.

È uno scenario fin troppo comune e frustrante: dormi le tue otto ore, cerchi di seguire una dieta equilibrata, eppure ti trascini durante la giornata con una sensazione di nebbia mentale e spossatezza. Esegui gli esami del sangue di routine e il risultato è sconcertante: “tutto nella norma”. Questa discrepanza tra come ti senti e ciò che dicono i referti è il primo campanello d’allarme. Indica che il problema non risiede nelle macro-aree che i test standard indagano, ma in un mondo più sottile e interconnesso: quello dei micronutrienti e della loro biodisponibilità.

La medicina funzionale e la biologia della nutrizione ci insegnano una lezione fondamentale: non siamo “ciò che mangiamo”, ma “ciò che assorbiamo”. La stanchezza che non trova spiegazione spesso origina da carenze subcliniche o da “interferenze silenziose” che impediscono al nostro organismo di utilizzare l’energia intrappolata nel cibo. Fattori come i fitati nei legumi, i tannini nel tè o la competizione tra minerali possono annullare i benefici di un alimento apparentemente sano. Il problema non è la mancanza di sonno o una patologia evidente, ma un deficit nel metabolismo energetico a livello cellulare.

Questo articolo non ti proporrà i soliti consigli generici. Al contrario, ti guiderà a diventare un detective del tuo benessere, svelando le tre carenze di micronutrienti più insidiose e comuni in Italia – Ferro, Vitamina D e Magnesio – e, soprattutto, come le sinergie alimentari e le corrette pratiche quotidiane possano fare la differenza. Esploreremo non solo quali alimenti scegliere, ma come abbinarli e cucinarli per massimizzare l’assorbimento e riaccendere finalmente il motore della tua vitalità. Preparati a guardare il tuo piatto con occhi completamente nuovi.

In questa guida approfondita, analizzeremo le strategie più efficaci per ottimizzare l’assunzione di nutrienti essenziali, trasformando la tua alimentazione in una vera e propria fonte di energia duratura. Scopriamo insieme come passare dalla semplice nutrizione all’assorbimento intelligente.

Come abbinare i cibi per assorbire il ferro dagli spinaci (che altrimenti non assimili)?

Uno dei più grandi malintesi nutrizionali riguarda il ferro contenuto nelle verdure a foglia verde come gli spinaci. Sebbene ne siano ricchi, si tratta di ferro non-eme, una forma che il nostro organismo assorbe con grande difficoltà, con un tasso che si aggira intorno al 2-10%. Questo è dovuto alla presenza di antinutrienti come i fitati e gli ossalati, che si legano al ferro nell’intestino e ne impediscono il passaggio nel flusso sanguigno. Mangiare un piatto di spinaci sconditi, pensando di fare il pieno di ferro, è purtroppo un’illusione. La stanchezza, la facile irritabilità e il pallore sono spesso i primi sintomi di una carenza di questo minerale, cruciale per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti.

La chiave per sbloccare questo prezioso minerale risiede nella sinergia con la vitamina C. L’acido ascorbico (vitamina C) è un potente attivatore che trasforma il ferro non-eme in una forma molto più biodisponibile, aumentando l’assorbimento fino a quattro volte. Questo significa che l’abitudine italiana di condire le verdure con succo di limone fresco non è solo una questione di gusto, ma una strategia biochimica geniale. Lo stesso principio si applica abbinando lenticchie e peperoni, o aggiungendo prezzemolo fresco ai piatti di legumi.

Composizione di alimenti italiani ricchi di ferro abbinati a fonti di vitamina C

Al contrario, esistono inibitori che è fondamentale conoscere. Il calcio presente nei latticini e i tannini contenuti in tè e caffè competono con il ferro per l’assorbimento. Consumare un caffè subito dopo un pasto ricco di ferro può ridurne l’assimilazione anche del 60%. Per questo, è consigliabile distanziare il consumo di queste bevande di almeno un’ora dai pasti principali. Ecco alcuni abbinamenti strategici per massimizzare l’apporto di ferro:

  • Condire sempre spinaci e lenticchie con succo di limone fresco: la vitamina C, secondo diversi studi, può aumentare fino a 4 volte l’assorbimento del ferro vegetale.
  • Abbinare ferro animale e vegetale nello stesso pasto: una piccola porzione di carne o pesce con un contorno di verdure ricche di ferro (come i broccoli) crea una sinergia che migliora l’assorbimento di entrambe le fonti.
  • Ammollare i legumi prima della cottura: questa pratica riduce significativamente il contenuto di fitati, molecole che ostacolano l’assorbimento del ferro e di altri minerali.
  • Evitare latticini durante i pasti principali: consumare formaggi, yogurt o latte insieme a fonti di ferro ne inibisce fortemente l’assorbimento a causa della competizione con il calcio.

Sole o integratori: come raggiungere livelli ottimali di Vitamina D lavorando in ufficio?

Sembra un paradosso per un paese soleggiato come l’Italia, eppure il deficit di Vitamina D è una condizione estremamente diffusa, soprattutto tra chi trascorre la maggior parte della giornata al chiuso. La sintesi di questa vitamina, che in realtà è un pro-ormone, dipende per il 90% dall’esposizione della pelle ai raggi solari UVB. Lavorare in un ufficio, dietro vetri che schermano questi raggi, significa annullare quasi completamente la produzione endogena, anche in piena estate. Un deficit si verifica quando i livelli nel sangue scendono sotto i 30 ng/L, una soglia che in molti non raggiungono, specialmente nei mesi invernali.

Le conseguenze di una carenza vanno ben oltre la salute delle ossa. La Vitamina D è un regolatore chiave del sistema immunitario e del metabolismo energetico. Bassi livelli sono direttamente correlati a stanchezza cronica, debolezza muscolare e maggiore suscettibilità alle infezioni. Per un impiegato, raggiungere i livelli ottimali richiede una strategia mirata. L’ideale sarebbe esporsi al sole per 15-20 minuti al giorno, tra le 11 e le 15, con braccia e gambe scoperte e senza protezione solare, ma questo è spesso irrealizzabile.

Di fronte a questa impossibilità, l’integrazione diventa una scelta quasi obbligata, ma deve essere fatta con criterio. Le fonti alimentari di Vitamina D (pesce grasso, tuorlo d’uovo, funghi) sono scarse e non sufficienti a coprire il fabbisogno. Come sottolinea la Dott.ssa Maria Bravo di Humanitas San Pio X, l’approccio deve essere personalizzato.

La carenza di vitamina D è molto diffusa soprattutto in inverno, quando l’irradiazione solare, che ne consente la produzione nella pelle, non è sufficiente e le quantità minime presenti negli alimenti sono troppo ridotte.

– Dott.ssa Maria Bravo, Humanitas San Pio X

L’approccio più corretto, da un punto di vista funzionale, è dosare i propri livelli ematici (25-OH-Vitamina D) e, sotto consiglio medico, avviare un’integrazione personalizzata, tipicamente con Vitamina D3 (colecalciferolo), la forma più biodisponibile. L’obiettivo è mantenere i valori nel range ottimale, che si attesta tra 40 e 60 ng/mL, per garantire non solo la salute ossea ma anche e soprattutto l’efficienza energetica e immunitaria.

Citrato o Bisglicinato: quale magnesio scegliere per i crampi o per l’ansia?

Il magnesio è un minerale co-fattore in oltre 300 reazioni enzimatiche nel corpo, inclusa la produzione di energia (ATP), la regolazione del sistema nervoso e la contrazione muscolare. Non sorprende che una sua carenza possa manifestarsi con un’ampia gamma di sintomi: stanchezza, crampi muscolari, irritabilità, difficoltà ad addormentarsi e ansia. Tuttavia, non tutti gli integratori di magnesio sono uguali. La scelta della forma corretta, in base al sintomo prevalente, è fondamentale per garantirne l’efficacia. Affermare “prendo il magnesio” è vago quanto dire “prendo una medicina”.

Le forme più comuni sul mercato italiano sono il magnesio citrato e il magnesio bisglicinato, con profili di assorbimento e indicazioni molto diversi. Il magnesio citrato è legato all’acido citrico. Questa forma ha una buona biodisponibilità e un noto effetto osmotico a livello intestinale, richiamando acqua nel colon. Per questo motivo, è la scelta d’elezione per chi soffre di stitichezza e necessita di regolarizzare l’intestino, ma può causare effetti lassativi se assunto in dosi elevate da chi non ne ha bisogno.

Ambiente rilassante con elementi simbolici del magnesio e del benessere mentale

Il magnesio bisglicinato, invece, è chelato, ovvero legato a due molecole di glicina, un amminoacido con proprietà rilassanti sul sistema nervoso. Questa forma ha un’eccellente biodisponibilità e, non avendo effetti lassativi, è ideale per chi cerca un’azione mirata sul sistema nervoso. È la scelta di prima linea per gestire sintomi come ansia, stress, insonnia e per migliorare la qualità del sonno. La glicina stessa agisce come un neurotrasmettitore inibitorio, potenziando l’effetto calmante del magnesio. Il fabbisogno per un adulto si attesta tra 250-350 mg al giorno, un valore che spesso non viene raggiunto con la sola dieta.

La seguente tabella riassume le differenze chiave per una scelta consapevole.

Confronto tra forme di magnesio per diverse esigenze
Forma di Magnesio Indicazioni principali Assorbimento Effetti collaterali
Citrato Regolarità intestinale, stitichezza Buono (30%) Effetto lassativo se in eccesso
Bisglicinato Ansia, stress, qualità del sonno Eccellente (80%) Rari, ben tollerato
Ossido Integrazione economica Scarso (4%) Possibili disturbi gastrici

L’errore di bollire le verdure che distrugge il 70% delle vitamine idrosolubili

L’intenzione è delle migliori: aumentare il consumo di verdura per fare il pieno di vitamine. La pratica, tuttavia, può vanificare completamente lo sforzo. La bollitura, uno dei metodi di cottura più diffusi in Italia per tradizione, è anche il più distruttivo per un’intera classe di nutrienti essenziali: le vitamine idrosolubili. Questo gruppo include tutte le vitamine del gruppo B (come l’acido folico, B9) e la vitamina C, fondamentali per il metabolismo energetico, la funzione neurologica e il sistema immunitario.

Quando le verdure vengono immerse in abbondante acqua bollente, queste vitamine, essendo solubili in acqua, letteralmente “migrano” dall’alimento al liquido di cottura, che viene poi quasi sempre gettato via. Studi hanno dimostrato che la bollitura può causare una perdita di vitamine idrosolubili che arriva fino al 70%. Questo significa che di un broccolo, ricco di vitamina C e folati, potrebbe rimanere ben poco nel piatto dopo una cottura prolungata in acqua. L’alimento perde non solo valore nutritivo, ma anche colore, sapore e consistenza, segnali visivi di una degradazione nutrizionale.

Come sottolineato da diverse fonti nutrizionali, anche le vitamine del gruppo B sono particolarmente sensibili. Secondo una guida di Ferro IBSA, “Vitamina B9 e vitamina B12 sono idrosolubili e sensibili al calore: se esposti a calore eccessivo e/o prolungato, gli alimenti che le contengono perdono in parte le loro proprietà”. La soluzione non è smettere di cuocere le verdure, ma adottare metodi di cottura più conservativi che preservino il loro prezioso carico di micronutrienti.

Piano d’azione: Metodi di cottura che preservano i nutrienti

  1. Cottura a vapore: È il metodo d’elezione. Preserva fino all’80% delle vitamine idrosolubili rispetto alla bollitura, mantenendo intatti sapore e croccantezza.
  2. Saltare in padella (wok): Utilizzare poco olio extra vergine d’oliva e cuocere per tempi brevi a temperatura elevata. Questo sigilla l’esterno della verdura e ne mantiene i nutrienti all’interno.
  3. Stufatura “in umido”: Usare una quantità minima di acqua o brodo, che diventerà parte integrante del condimento del piatto, permettendo di recuperare i minerali e le vitamine dispersi nel liquido.
  4. Consumo a crudo: Per verdure come spinacini, peperoni, pomodori e finocchi, il consumo a crudo garantisce il 100% dell’apporto di vitamina C e altri nutrienti termolabili.
  5. Recupero dell’acqua di cottura: Se la bollitura è inevitabile (es. per le patate), riutilizzare l’acqua, ricca di minerali, come base per zuppe, minestre o per cuocere pasta e risotti.

Quando comprare gli agrumi per avere il picco di Vitamina C ed evitare prodotti di serra insapori?

La vitamina C è un pilastro per l’energia e il sistema immunitario, ma la sua concentrazione negli alimenti, in particolare negli agrumi, non è costante. Comprare un’arancia a luglio significa, con ogni probabilità, acquistare un prodotto di serra o proveniente dall’emisfero opposto, con un contenuto di vitamina C e un profilo organolettico drasticamente inferiori. La stagionalità consapevole è una strategia nutrizionale potente, specialmente in un paese come l’Italia, ricco di eccellenze territoriali con certificazioni IGP che ne garantiscono origine e qualità.

Il picco di vitamina C e di altri composti benefici, come gli antociani nelle arance rosse, si raggiunge quando il frutto matura sulla pianta nel suo ciclo naturale. Gli agrumi sono tipicamente frutti invernali. Acquistarli nella loro stagione garantisce non solo un sapore più intenso e un prezzo più conveniente, ma soprattutto la massima densità di nutrienti. Il fabbisogno giornaliero di vitamina C, secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) della Società Italiana di Nutrizione Umana, è di circa 80 mg per le donne e 90 mg per gli uomini, un target facilmente raggiungibile con un solo agrume di stagione.

Per orientarsi, è utile avere un calendario della stagionalità degli agrumi italiani, privilegiando i prodotti a filiera corta o con indicazione geografica protetta:

  • Novembre – Febbraio: È il momento d’oro delle Arance Rosse di Sicilia IGP (varietà Tarocco, Moro, Sanguinello). La pigmentazione rossa, data dagli antociani, è un marker di potenti antiossidanti che agiscono in sinergia con la vitamina C.
  • Dicembre – Aprile: Periodo ideale per i Limoni di Sorrento IGP o di Amalfi, la cui scorza è eccezionalmente ricca di oli essenziali e flavonoidi.
  • Ottobre – Gennaio: Stagione delle Clementine di Calabria IGP, dolci, facili da sbucciare e perfette come spuntino carico di vitamine.
  • Gennaio – Marzo: L’Arancia Tarocco raggiunge il suo massimo potenziale, risultando una delle varietà più ricche in assoluto di vitamina C.

Per la conservazione, è meglio tenerli in frigorifero nel cassetto della frutta e verdura, dove possono mantenersi per circa una settimana senza significative perdite nutritive. Utilizzare anche la scorza (edibile, se non trattata) grattugiata su piatti salati o dolci è un ottimo modo per assumere flavonoidi, che potenziano l’azione della vitamina C.

Perché ti senti stanco e con mal di testa appena rientri a casa la sera?

Quella sensazione di crollo energetico e mal di testa che sopraggiunge puntuale ogni sera al rientro dal lavoro non è un destino inevitabile né un semplice “segno di stanchezza”. Spesso è la manifestazione diretta di un deficit nel metabolismo energetico cellulare, un processo in cui la vitamina D gioca un ruolo da protagonista silenzioso. Una ricerca ha evidenziato che ben il 76% della popolazione mondiale ha livelli insufficienti di vitamina D, una condizione che ci rende vulnerabili a questo tipo di esaurimento.

Ma qual è il legame biochimico? La vitamina D è fondamentale per la funzione dei mitocondri, le “centrali energetiche” delle nostre cellule. In particolare, regola la sintesi di ATP (adenosina trifosfato), la molecola che il corpo utilizza come moneta corrente per ogni singola funzione, dal pensare al muoversi. Una produzione insufficiente di ATP a causa di una carenza di vitamina D si traduce direttamente in affaticamento persistente, debolezza muscolare e nebbia mentale. Il mal di testa serale può essere un’ulteriore conseguenza, legato sia alla stanchezza muscolare (anche dei muscoli cervicali) sia a meccanismi infiammatori che una carenza di vitamina D non riesce a modulare efficacemente.

Studio di caso: Il legame tra Vitamina D, ATP e stanchezza cronica

L’analisi della Clinica Metabolomica evidenzia come la carenza di Vitamina D sia uno dei primi e più comuni fattori scatenanti della stanchezza persistente. Il suo ruolo nella regolazione della sintesi di ATP è diretto. Quando la produzione di questa “benzina cellulare” è insufficiente, il corpo entra in una modalità di risparmio energetico che percepiamo come affaticamento. Inoltre, l’esposizione alla luce solare, fonte primaria di Vitamina D, influenza anche i livelli di melatonina a livello mitocondriale, dove viene prodotto il 90% dell’ATP del corpo, creando un circolo vizioso tra carenza di sole, bassa Vitamina D e deficit energetico.

Riconoscere i segnali che il nostro corpo ci invia è il primo passo per intervenire. Un’autovalutazione può aiutare a identificare le aree critiche su cui agire.

Piano d’azione: Il tuo audit personale sulla stanchezza

  1. Punti di contatto: Identifica i momenti della giornata in cui la stanchezza è più acuta (es. metà mattina, dopo pranzo, rientro serale). Annota anche la presenza di sintomi associati come mal di testa, irritabilità o fame nervosa.
  2. Collecta: Tieni un diario alimentare per 3 giorni, annotando non solo cosa mangi, ma anche come lo abbini e lo cucini (es. caffè dopo pranzo? Verdure bollite?).
  3. Coerenza: Confronta le tue abitudini con le strategie di sinergia discusse (Ferro+Vit.C, no calcio col ferro). Quanti “inibitori” assumi inconsapevolmente?
  4. Memorabilità/emozione: Valuta la qualità del tuo sonno. Ti svegli riposato o più stanco di prima? Ci sono risvegli notturni? Questo può indicare una carenza di magnesio.
  5. Piano d’integrazione: Basandoti sull’audit, definisci 1-2 azioni correttive prioritarie (es. “Spostare il caffè lontano dai pasti” o “Condire l’insalata con limone”).

Come creare una routine serale che ti permetta di addormentarti in 15 minuti senza farmaci?

L’incapacità di addormentarsi rapidamente non è quasi mai un problema isolato, ma la conseguenza di uno squilibrio biochimico che si accumula durante il giorno. L’iperattivazione del sistema nervoso, con alti livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), e la carenza di neurotrasmettitori calmanti sono i principali colpevoli. Una routine serale efficace non si limita a “spegnere le luci”, ma agisce attivamente per ribilanciare questa chimica interna, usando nutrienti e pratiche specifiche per preparare corpo e mente al sonno ristoratore.

Il primo passo è agire sull’alimentazione. La cena dovrebbe essere leggera e consumata almeno 2-3 ore prima di coricarsi. È strategico includere alimenti ricchi di triptofano, un amminoacido precursore della serotonina e della melatonina (l’ormone del sonno). Fonti eccellenti sono il tacchino, le mandorle, i semi di zucca e la ricotta. Al contrario, cene pesanti, ricche di grassi e zuccheri, impegnano la digestione e possono disturbare il sonno.

Il secondo pilastro è la gestione dello stress attraverso il supporto del sistema nervoso. È qui che il magnesio torna protagonista, in particolare nella sua forma bisglicinata. Come evidenziato in molteplici guide nutrizionali, il magnesio è essenziale per calmare il sistema nervoso.

Il magnesio è coinvolto in numerosi processi cellulari, tra cui la produzione di energia. La carenza si manifesta con mal di testa, irritabilità, stanchezza e difficoltà a prendere sonno.

– My-PersonalTrainer, Guida alle carenze nutrizionali

Infine, la routine deve includere un “momento di stacco” dagli stimoli esterni. La luce blu emessa da schermi di smartphone, tablet e TV inibisce la produzione di melatonina. Spegnere tutti i dispositivi almeno 30-60 minuti prima di dormire è una regola non negoziabile. Questo tempo può essere dedicato a pratiche rilassanti come la lettura di un libro (cartaceo), un bagno caldo con sali di Epsom (ricchi di magnesio) o semplici esercizi di respirazione diaframmatica. Un protocollo serale ben strutturato può fare miracoli:

  1. 2 ore prima di dormire: Consuma un pasto leggero ricco di triptofano (es. petto di tacchino con verdure a foglia verde, yogurt greco con mandorle).
  2. 1 ora prima di dormire: Bevi una tisana rilassante a base di camomilla, melissa o tiglio, erbe note per le loro proprietà calmanti e per abbassare i livelli di cortisolo.
  3. 30 minuti prima di dormire: Spegni tutti gli schermi. Pratica 5 minuti di respirazione lenta e profonda (inspirando dal naso per 4 secondi, trattenendo per 7, espirando dalla bocca per 8).
  4. Al momento di coricarsi: Assicurati che la stanza sia fresca (idealmente 18-20°C), buia e silenziosa. L’oscurità totale è cruciale per la produzione di melatonina.

Da ricordare

  • La stanchezza cronica con esami normali indica un problema di assorbimento, non di alimentazione.
  • La sinergia tra nutrienti (es. Ferro + Vitamina C) è più importante della quantità del singolo nutriente.
  • Metodi di cottura delicati (vapore, salto rapido) e il rispetto della stagionalità massimizzano la densità nutritiva degli alimenti.

Come potenziare il sistema immunitario dei bambini prima del rientro a scuola senza integratori costosi?

Il rientro a scuola rappresenta ogni anno una sfida per il sistema immunitario dei bambini. L’esposizione ravvicinata a nuovi virus e batteri mette a dura prova le loro difese. Molti genitori ricorrono a costosi integratori multivitaminici, ma la strategia più efficace e sostenibile si basa su un approccio alimentare mirato, che applica gli stessi principi di sinergia e biodisponibilità visti per gli adulti. Un sistema immunitario forte si costruisce a tavola, giorno dopo giorno, con alimenti semplici e di stagione.

I pilastri di un’alimentazione immunostimolante per i più piccoli sono quattro: Vitamina C, Vitamina D, Zinco e Probiotici. La Vitamina C, abbondante negli agrumi di stagione, nei kiwi e nei peperoni, è fondamentale per la funzione dei globuli bianchi. Una spremuta d’arancia fresca a colazione è un’abitudine eccellente. La Vitamina D, come abbiamo visto, è cruciale e spesso carente. Includere nella dieta pesce azzurro (sgombro, alici) 2-3 volte a settimana e uova può contribuire a mantenerne i livelli.

Lo zinco, presente nella frutta secca (mandorle, noci), nei legumi e nella carne, è un altro minerale chiave per lo sviluppo e la funzione delle cellule immunitarie. Una manciata di mandorle come merenda è un’ottima scelta. Infine, i probiotici, contenuti nello yogurt bianco intero e nel kefir, sono essenziali per la salute dell’intestino, che rappresenta la prima e più importante barriera immunitaria del corpo. Un intestino sano equivale a difese più forti. Costruire un piano alimentare settimanale non è difficile:

  • Colazione: Yogurt bianco naturale con frutta fresca di stagione (es. kiwi o frutti di bosco) e un cucchiaino di miele italiano, noto per le sue proprietà antibatteriche.
  • Merenda di metà mattina: Una spremuta di arance rosse siciliane (in inverno) o una manciata di mandorle.
  • Pranzo: Alternare fonti proteiche, includendo pesce azzurro ricco di omega-3 e vitamina D almeno due volte a settimana. Accompagnare sempre con verdure colorate.
  • Cena: Un classico brodo di pollo o di verdure è un concentrato di minerali e idratazione. L’aggiunta di aglio e cipolla, potenti antibatterici e antivirali naturali, ne potenzia l’effetto.

Questo approccio non solo rafforza le difese immunitarie in modo naturale, ma educa anche il bambino a un’alimentazione varia e sana, un investimento per la sua salute a lungo termine che va ben oltre la prevenzione dei malanni di stagione.

Adottare queste strategie basate sulla sinergia dei nutrienti e sulla consapevolezza di ciò che portiamo in tavola è il passo fondamentale per trasformare il cibo da semplice sostentamento a vero e proprio strumento di benessere e vitalità, sia per te che per la tua famiglia.

Scritto da Sofia Moretti, Medico Chirurgo specializzata in Medicina Interna e Nutrizione Clinica, con un focus sulla prevenzione e sull'integrazione tra salute fisica e benessere mentale. Divulga informazioni mediche basate su evidenze scientifiche per contrastare la disinformazione sanitaria online.